Vernissage
11 dicembre 2012 | ore 18.30
Presso exfabbricadellebambole
via Dionigi Bussola, 6 – Milano
Finissage 25 gennaio 2013
Maria Mulas: fotografia come arte
Tra i tanti tentativi di dare una sistemazione alle infinite sfaccettature dell’ “arte fotografica”, forse una delle distinzioni più accettabili potrebbe essere posta tra due grandi categorie: quella di coloro che, infatuati d’ogni artificio tecnico si valgono di tutti i mezzi meccanici, chimici, ottici – per una sapiente manipolazione dell’immagine; e quella di coloro che per contro, affidano tutto il risultato dell’operazione all’occhio, al momento dello scatto, alla valutazione psicologia del personaggio ritrattato, all’atmosfera dell’ambiente o del paesaggio.
Maria Mulas appartiene indubbiamente al secondo gruppo, anche se ha saputo e voluto darci molti esempi di “manipolazione” della pellicola attraverso sovrapposizioni, giustapposizioni, embricazioni dell’immagine primitiva.
Ma anche nei casi più insoliti e arrischiati, si tratta sempre d’un uso “normale” della fotografia, che non viene modificata chimicamente e otticamente, ma si trasforma sempre seguendo l’idea progettuale dell’artista. Non si tratta più, allora, di semplici fotogrammi, più o meno riusciti dal punto di vista “ retinico, quanto di opere visive” (preferisco non pronunciare l’abusata parola “fotografia d’arte”) dove, non il pennello o il bulino, ma lo scatto dell’obiettivo, da medium espressivo, sempre però in virtù ricerca molto calibrata – anche se prevalentemente istintiva – dell’artista (…)
Gillo Dorfles
Contaminazione
Il repertorio storico di exfabbricadellebambole, inaugurato nel 2011 con la mostra di Emilio Tadini, nel 2012 allestisce una selezione di opere di Maria Mulas che, nel far brillare l’estroso istante selettivo dello “scatto” e l’acume elettivo dell’“obiettivo”, segnano il salto di qualità estetico della fotografia nel museo postmoderno. Ma i ritratti, di tanta nomea che portano, saranno occasionali? La lista, per essere fortuita, è troppo lunga. Allora le chiedo se era sempre in giro a cercare occasioni, la risposta, sottolineata da un lievissimo e grazioso sorriso a palpebre abbassate, è stata: “No, venivano nel mio studio …”. Infatti, le foto di gruppo, mostrano che Maria era di casa sia a Brera che a Manhattan.
Da Vittorio Sgarbi, Lea Vergine, fino a Gillo Dorfles, si è detto il valore di Maria Mulas, il cui catalògos si scrive propriamente come linguaggio sia fra le metafisiche narrative che in quelle del tableau: il dato annedòtico - che lei chiama “contaminazione” - sarà anche nell’aura della composizione, quale che sia il soggetto.
Gustavo Bonora